Rocca di Roffeno nella storia

Roffeno, Musiolo e Rocca di Roffeno, le nostre impronte nella storia

Le prime testimonianze della presenza umana nel nostro territorio risalgono dell’ETA’ del BRONZO.
Sono infatti databili intorno al 1100/900 Avanti Cristo i resti venuti alla luce sulla parte del monte Rocca che si sviluppa verso nord/ovest; nel 1972 scavi accurati commissionati dalla Soprintendenza alle Antichità dell’Emilia-Romagna e dall’Istituto di Archeologia dell’Università di Bologna hanno portato alla luce numerosi reperti storici, tra i quali una struttura palificata che formava due capanne, frammenti di varie forme di vasi, piatti di ceramica, una punta di freccia in selce, ed uno spillone per capelli di donna in filo di bronzo, ossa di ovini, bovini, suini, equini e cani.
Molto materiale rinvenuto era frantumato a causa degli scavi effettuati dall’esercito tedesco nella seconda guerra mondiale per la costruzione delle trincee facenti parte delle opere di difesa della Linea Gotica. Nelle carte medievali il nostro attuale paese, o meglio il villaggio che si sviluppava nei dintorni dell’attuale chiesa parrocchiale, si chiamava MUSIOLO, la forma dialettale abbreviata di Mussigliolo o Mussigliano; l’origine del nome del borgo risale a circa duemila anni fa, durante l’assoggettamento all’impero romano: pare che un’autorità di prenome Mussius avesse quassù proprietà immobiliari e che, estintasi la sua stirpe, in suo onore il villaggio venne chiamato vicus Mussius, precursone di Musiolo.
Nel XIII° secolo l’importanza di Musiolo crebbe di spessore: essendo la principale villa (frazione) di Roffeno, si denominò Musiolo (di) Roffeno poi, quando il “castello” fu smantellato la “villa” dipendente vi si sostituì, configurandosi come nuovo quartiere degli affari della comunità roffenese. Ogni diaframma tra centro (Roffeno) e periferia (Musiolo) era ormai caduto, così le due località si fusero praticamente in una sola col duplice nome di ROFFENO MUSIOLO.
La “villa” di Musiolo era collegata a vista con l’antico borgo feudale di Roffeno ed anche con la ROCCAFORTE (un presidio militare di difesa e osservazione eretta dai bolognesi nel 1243 sulla scoscesa rupe che di essa tramanda il nome: il monte Rocca o della Rocca).
Il nome ROFFENO deriva invece dalla nobile famiglia dei Roffeni, originaria del territorio modenese del Frignano, di fede ghibellina ma legata alla guelfa Bologna da un solido patto (sec. XIII°); tutto intorno a Roffeno le “ville” sparse di Casigno, Cereglio, Musiolo, Roffeno Pieve e Susano, tutte appartenenti alla stessa famiglia che fu tra le più illustri del nobiltà bolognese: occupò cariche pubbliche, espresse scrittori, filosofi, uomini di avvocatura, di scienza e illustri notai. La famiglia resistette bene anche nella delicata fase di superamento del feudalesimo: alla morte di Matilde di Canossa (proprietaria di Roffeno e delle sue “ville”), collaborò attivamente prima con l’Impero poi con il Papa.
A proposito del CASTELLO non sono rimaste tracce per individuare la sua ubicazione ma ci sono tre diverse ipotesi: sul fianco del monte Rocca in posizione elevata ed equidistante tra il monastero di Santa Lucia e La Pieve di Roffeno, su di una modesta altura tra Pieve Roffeno e il borgo di San Salvatore o in paese dove ora si trova il Monzone – il complesso più antico del territorio che presenta ancora tutti i caratteri del castello signorile tradizionale (secc. XIII-XIV).
Il CASTELLOfu comunque distrutto nel 1243 a seguito di un grave accadimento; Bologna aveva maturato il disegno di sottrarre il territorio alle varie sovranità feudali: i proprietari del feudo al tempo di Matilde di Canossa, Azzo e Rainero, figli di Bonaccorso del Frignano, avevano giurato fedeltà a Bologna ma successivamente avevano accettato le proposte dei modenesi e addirittura ospitato diversi politici in contrasto con Bologna; inizialmente il podestà della città non reagì  ma quando Azzo uccise Giberto e Baruffaldino di Labante, figli del conte di Castelnuovo, la rappresaglia scattò immediata e violenta; i bolognesi strinsero d’assedio il castello ove si erano asserragliati i rivoltosi e li fecero capitolare: i corpi di quelli caduti in battaglia furono appesi agli spalti delle mura mentre i due Roffeni insieme ai loro compagni furono fatti trascinare da cavalli per le vie cittadine e poi decapitati sulla piazza del Mercato il 2 ottobre 1243. A quel tempo la popolazione della valle del Vergatello era di circa 700 abitanti così distribuiti: Casigno 225, Musiolo 285, Pieve 75, S. Salvatore 105 abitanti.
Per presidiare un territorio diventato inaffidabile, sempre nel 1243, Bologna costruì sulla cima del monte un posto di guardia che comunicava con la Torre degli Asinelli, sono infatti ancora visibili alcuni muri perimetrali.

La LINEA GOTICA nella Seconda Guerra Mondiale: la storia più recente fa del nostro paese uno dei teatri di guerra più importanti e sanguinosi della campagna d’Italia nell’ultimo conflitto: il fronte di guerra, rimasto fermo da ottobre 1944 ad aprile 1945, vedeva l’esercito tedesco trincerato sulle montagne a nord di Rocca di Roffeno (monte Rocca, monte della Pigna, monte Sette Croci ecc) e gli alleati pronti a sferrare l’attacco sulle montagne a sud: monte della Castellana, monte Spicchione, monte della Spè, monte Valbura: per tutto l’inverno 1944-45 i tedeschi rimasero in paese trasformando alcune case in uffici di comando e qui si trasferì anche per un lungo periodo l’Ospedale di Vergato a causa dei continui bombardamenti americani.
14 aprile 1945: proprio con le parole “The show is on” (“LO SPETTACOLO COMINCIA”) il generale Truscott informò il Quartier Generale della 5° Armata dell’imminente attacco; alle ore 8,30 precise arrivarono nella valle ondate di cacciabombardieri Thunderbolt che sganciarono bombe dirompenti, incendiarie e al napalm: si accanirono in particolare sul monte Rocca e sul monte della Pigna. Alle ore 9:10 subentrò, per 35 minuti, un massiccio bombardamento dell’artiglieria pesante ancora sul monte Rocca con effetti devastanti. Fu una delle più grandi concentrazioni di fuoco d’artiglieria in territorio italiano. L’86° Reggimento partì alle ore 10:30, il 2° Battaglione attaccò alle 10:40 con l’appoggio del 605° e 616° Rgt. Artiglieria il temibile Monte Rocca (889 mt). Vi fu una sanguinosa battaglia e la vetta fu conquistata alle h 17. “L’assalto al monte Rocca fu un’azione splendida”, ha scritto uno storico americano. Dei difensori del monte Rocca, stimati in circa 70 uomini all’inizio della battaglia ne rimase vivo solo uno, il portaordini.

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