Giorgio Morandi

Nasce da Andrea Morandi e Maria Maccaferri il 20 luglio 1890. Il piccolo Giorgio abitò in un primo tempo in Via Lame, dove nacquero anche il fratello Giuseppe, morto nel 1903, e la sorella Anna. Successivamente la famiglia si spostò in via Avesella n. 30, dove nacquero le altre due sorelle Dina, nel 1900, e Maria Teresa, nel 1906.

Fin da ragazzo dimostra grande passione per l’arte figurativa, convincendo i parenti a permettergli di iscriversi all’Accademia di belle arti di Bologna. Tra i suoi compagni di corso vi sono anche Severo Pozzati, Osvaldo Licini, Mario Bacchelli, Giuseppe Vespignani, Mario Tozzi. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1909, la famiglia si trasferì definitivamente in via Fondazza n. 36 e Morandi divenne capofamiglia, assumendosi tutte le responsabilità.

Il percorso accademico e gli studi di Morandi furono eccellenti, ma gli ultimi due anni furono caratterizzati da contrasti con i docenti dell’epoca, in quanto, avendo egli già effettuato un personale e moderno percorso di conoscenza, spesso usciva dai canoni classici. Morandi, pur vivendo quasi sempre a Bologna, era fin da allora informato sulle opere di Paul Cézanne, André Derain e Pablo Picasso. Ma non è solo al presente che guarda Morandi; infatti, successivamente ad un viaggio nella città di Firenze, riconsiderò grandi artisti del passato, come Giotto, Masaccio, Piero della Francesca e Paolo Uccello, che appunto faranno parte dello sviluppo artistico del pittore bolognese.

In un primo tempo espose con i futuristi, diventando nel 1918 uno dei massimi interpreti della scuola metafisica con Carrà e de Chirico; periodo terminato nel 1919. Nel 1920 si accostò al gruppo “Valori plastici”, recuperando nelle sue opere la fisicità delle cose. In seguito intraprese una via personalissima, ma sempre calata nella realtà del mondo e delle cose. La sua prima esposizione personale avvenne nel 1914; in essa si può riscontrare la forte influenza di Cézanne, pittore fondamentale per la sua formazione artistica.

A partire dai primi anni trenta fino al 1956 fu titolare della cattedra di Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Tra i molti suoi allievi, si ricordano Mario Bonazzi e Luciano De Vita. Ebbe anche un rapporto cordiale di stima con il giovane Cesarino Vincenzi, emergente allievo dell’accademia.

Alla Quadriennale di Roma del 1939 Morandi presenta una personale con 53 opere e ottiene il secondo premio per la pittura.

Un’opera esposta al Museo d’arte moderna di Bologna
La fama di Morandi è legata alle nature morte e in particolare alle “bottiglie”. I soggetti delle sue opere sono quasi sempre cose abbastanza usuali: vasi, bottiglie, caffettiere, fiori e ciotole che, composti sul piano di un tavolo, diventano i veri protagonisti della scena. La sua opera include anche ritratti e paesaggi. Usare pochissimi colori è una sua particolare caratteristica, che lo rende poetico e surreale e, anche se non particolareggiava i suoi soggetti, si può notare come essi non perdano di realismo.

Di grande importanza nel lavoro di Morandi sono le acqueforti, eseguite da autodidatta, che risolvono poeticamente molti problemi espressivi di questa tecnica. Fin dagli esordi del suo percorso artistico portò avanti la passione per le incisioni. Le sue prime lastre, andate perdute, risalgono addirittura al 1911, quando egli era appena ventunenne. Le opere, realizzate con grande cura, sono caratterizzate da segni sottili e rettilinei in un intreccio molto complesso di tratti, con cui raggiunge dimensioni prospettiche di grande efficacia.

Nel 1963-64 espone alla mostra Peintures italiennes d’aujourd’hui, organizzata in medio oriente e in nordafrica.

Giorgio Morandi morì il 18 giugno 1964 nella sua casa di Bologna, dopo un anno di malattia.

È sepolto alla Certosa di Bologna nella tomba di famiglia, dove giace insieme con le tre sorelle. Sulla tomba è ubicato un ritratto dell’artista, eseguito e donato dal suo amico Giacomo Manzù.

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