Torre Jussi

L’edificio principale è costituito da vari fabbricati risalenti dalla fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. La torre, risalente alla fine del Cinquecento inizi Settecento, richiama la potenza e la forza di cui queste costruzioni in passato erano simbolo. Le finestre di  sono strutturate in arenaria e non manca il cornicione per la colombaia con i classici mattoni disposti a denti di sega, mentre i fori per la nidificazione e le finestrelle sono di tufo.

Il piccolo oratorio settecentesco dell’Annunziata sorge nelle vicinanze. La struttura principale fu adibita anche a residenza estiva padronale, mentre l’ultimo discendente di un ramo della famiglia ha passato la proprietà allo stato.

Il nome della località proviene dall’antica casata bolognese Jussi, che dagli estimi risulta proprietaria dal Settecento. Interessante è il loro stemma che indica l’edificio padronale sormontato da una stella a cinque punte che in araldica indica la propensione a raggiungere le mete più elevate e nobili. Indica Lucifero, la prima stella che sorge al mattino, ravvisabile in Venere. Questa presenza all’aurora era personificata dalla figura mitologica del dio greco Phosphoros e del dio latino Lucifer. Inoltre per i Babilonesi corrispondeva a Ishtar, Astarte per i Fenici e Inanna per i Sumeri.

In altre parole, vuole significare la traccia splendente lasciata dalla famiglia e dalla sua discendenza nel tempo. Politicamente, in Emilia, questa stella veniva portata dai Ghibellini e in questo stemma si trova esattamente sulla torre ad indicare il connubio tra terra e cielo.

I gigli rammentano il già visto fleur-de-lys, divenuto, a partire dal Medioevo, l’emblema della regalità. Fu Carlo VI che ridusse a tre i gigli di Francia. In Italia si diffuse rapidamente dopo la calata di Carlo VIII (1494 Pisa). Il colore giallo inneggia all’oro e quindi alla nobiltà, mentre il fondo azzurro è collegato al cielo, alle idee sublimi e anche all’integrità.

Il lambello, ovvero la ripartizione rossa in tre fasce pendente dall’alto, si presta a una blasonatura ereditata da un passato nobile e per distinguere la natura di concessione dell’arme stessa, per questo è considerato uno dei simboli più nobili adottato dalla casa d’Orleans. Evidentemente la casata degli Jussi aveva goduto di vari privilegi al punto da poter inserire nel suo stemma tali simboli araldici.

Tra i vari esponenti di questa prestigiosa famiglia figura l’avvocato Francesco Jussi che difese padre Pier Gaetano Feletti in uno dei processi più importanti a livello internazionale: il caso Mortara. Feletti (1797-1881) è  stato un inquisitore domenicano.

Il 23 giugno 1858 Feletti ordinò alla polizia pontificia di prelevare e togliere alla custodia della sua famiglia il bambino ebreo Edgardo Mortara di sei anni. Mortara era stato battezzato in segreto da una domestica cattolica al servizio della sua famiglia. Il caso suscitò uno scalpore internazionale. Il bambino fu condotto a Roma e posto sotto la protezione di Pio IX. Cresciuto con i dettami cattolici, da adulto non volle ricongiungersi alla famiglia, scegliendo il sacerdozio.

Feletti subì un processo civile per il rapimento del piccolo Mortara e sotto la difesa dell’avvocato Jussi nel 1860 venne assolto. Questo sopruso creò un’eco in tutto il mondo che ancora risuona al punto da rivivere in un film che Steven Spielberg sta girando su questo drammatico evento.

Torniamo al complesso Jussi, in cui per accedere al piano nobile dell’edificio padronale si passa da un portale sul quale è incisa una data: 1697.

Tra i vari edifici vi è anche un metabo per l’essicazione delle castagne. La tradizione vuole che questa coltura sia collegata alla contessa Matilde, che l’avrebbe diffusa a favore degli abitanti locali. Si tratta probabilmente di una leggenda che però tramanda l’immagine di questa donna generosa e l’eco che ebbe tra i borghi dell’Appennino. Veniva ricordata come sinonimo di prosperità e col nome di ‘Contessa di maggio’, per cui connessa all’arrivo della bella stagione e quindi ai raccolti.

Il castagno era considerato come ’albero del pane’, quindi base del nutrimento. Inoltre era il legno più adatto per costruire le culle dei neonati. Li avrebbe fatti crescere forti e soprattutto avrebbe protetto il loro sonno dagli incubi notturni. I suoi rami venivano utilizzati come talismani protettivi, in quanto era considerata una pianta magica: le spine proteggevano dalle negatività e si raccontava che gli incavi che si formavano nel tronco mettessero direttamente in contatto con il mondo sotterraneo. In questa zona vi era poi un rito propiziatorio per animare il castagno e renderlo fertile, così come sarebbero state le fanciulle che lo avrebbero toccato.

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