Età del ferro

L’Appennino bolognese rappresenta un vero scrigno di tesori tra i quali spicca l’area di Rocca di Roffeno, un territorio ricco di storia, simboli e segreti. I geografi e storici Posidonio (135 a.C. circa-50 a.C.) e Strabone (ante 60 a.C.–tra il 21 e il 24 d.C.) lo raccontano mettendo in evidenza la vita dura delle persone a causa del terreno impervio e difficilmente coltivabile.

            Varie sono le tracce emerse dagli scavi effettuati in loco che attestano presenze già dall’epoca protovillanoviana e nell’Età del ferro (XII secolo a.C.-X secolo a.C.).

            Il territorio era particolarmente adatto agli insediamenti protovillanoviani, normalmente riuniti in piccoli gruppi e su alture ove venivano costruite fortificazioni ben difese. Oltre al ritrovamento di fondi di capanna sovrapposti, a Rocca di Roffeno sono stati recuperati cocci e materiale in ceramica di vario tipo che ha fatto pensare ad un uso quotidiano, ma anche ad offerte votive dedicate alle divinità, oppure parte di corredi per accompagnare il morto nel suo viaggio ultraterreno. È stato ritrovato anche un fermacapelli di rame per donna (foto 1).


            La presenza del Vergatello fu quasi certamente un richiamo per queste popolazioni il cui culto era incentrato su divinità tutelari delle acque. L’elemento acqua era basilare per il sostentamento della popolazione ma anche da un punto di vista religioso, in quanto considerato un principio sacro deputato alla purificazione e denso di allegorie, molto spesso reputate magiche. Di frequente alcuni oggetti venivano lasciati dentro al corso d’acqua affinché si purificassero, come testimoniano alcuni ritrovamenti.

            È importante sapere che l’acqua era considerata l’accesso ad altri mondi, ed era la via per entrare in contatto con gli antenati, che molto spesso erano divinizzati.

            In origine le costruzioni venivano realizzate utilizzando le caratteristiche morfologiche del suolo, per cui grotte e anfratti naturali erano luoghi prescelti a tale scopo. Risulta chiara una profonda sapienza da parte della popolazione che conosceva molto bene il territorio, la natura del terreno e la disposizione dello stesso, per cui gli agglomerati sorgevano di conseguenza in situazioni protette anche da un punto di vista meteorologico e climatico. Per esempio l’area boschiva si doveva sempre trovare a nord mentre dal lato opposto vi erano le rocce che servivano da protezione.

            Le caverne venivano abitate e nel corso del tempo sistemate e ampliate a seconda delle necessità, e solamente dal 200 d.C. cominciò a sorgere la muratura in pietra. Vennero allora costruite case di pietra col tetto di paglia che però, a volte, subivano  incendi rovinosi, per cui dal 300 d.C. si cominciò a costruire la copertura con lastre di arenaria, mentre a Bologna sorgevano le prime fornaci per realizzare i mattoni.

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